GROUND FLOOR  Massimo Nicolaci can penetrate strangers’ eyes, those of the most invisible ones: invisible to people running frantically to catch their train. But Massimo stops, turns around them, observing them, then slowly gets closer and listens to their stories, and once gained the confidence of the daytime population of Termini Station, he starts taking pictures and, while continuing the conversation. They are comfortable, looking straight into the lens, but in reality looking at him, and confronting each other. They are proud, confident, and now friends. Photographing homeless people of the stations seem to be a fundamental work in the path of the photographer Nicolaci, who started this project almost for fun. He slowly developed a big passion and, equipped with a recorder, started to record voices, stories and then mounting everything in a digital projection. The portraits of the inhabitants of the station are pungent; the white and black contrast is strong, printed in the darkroom. His work sometimes reminds us the work of Anders Petersen, but Nicolaci has a powerful and remarkable style. The alternation between the vertical and horizontal portraits and the urban landscapes give to the work a constant movement.  Annalisa D’Angelo  PIANO TERRAMassimo Nicolaci entra negli occhi di persone sconosciute, di persone per lo piu’ invisibili al resto della gente che corre in preda all’ansia di perdere un treno. Massimo invece si ferma, gira intorno a loro, li osserva, poi pian piano si avvicina e ascolta le loro storie, una volta acquisita la fiducia degli abitanti diurni della Stazione Termini, continua a parlare e a farli parlare e nel mentre li fotografa. Loro sono a proprio agio, guardano nell’obiettivo, ma in realtà lo guardano, si confrontano con lui, sono fieri, sicuri di sé, sono ormai amici.Fotografare i clochard delle stazioni sembra essere un lavoro fondamentale nel cammino di un fotografo, Nicolaci l’ha iniziato quasi per gioco, per esercizio. Un po’ alla volta si appassiona e, munito di un registratore, registra voci, storie montando poi tutto in una proiezione digitale, che e’ un suo primo biglietto da visita. I ritratti degli abitanti della stazione sono pungenti, il bianco e nero e’ deciso, stampato in camera oscura. A volte tornano in mente i lavori di Anders Petersen, quasi esplicite citazioni, ma Nicolaci ha uno stile potente e riconoscibile. L’alternanza tra i ritratti rigorosamente verticali e i paesaggi urbani orizzontali rendono il lavoro filmico, in continuo movimento.
Annalisa D’Angelo